L’interpretariato di conferenza è una professione che ha sempre svolto un ruolo fondamentale nella storia del mondo e che, soprattutto nel corso degli ultimi due secoli, ha subito una profonda trasformazione.
Un interprete di conferenza non può limitarsi a conoscere soltanto la lingua di partenza e quella di arrivo. Conoscere l’argomento sul quale la conferenza sarà incentrata sarà di grande aiuto ma, ancora, potrebbe non bastare. L’interprete di conferenza, soprattutto se lavora in simultanea, dovrà possedere nervi saldi e grande capacità di adattamento alle varie situazioni che potrebbero presentarsi nel corso del lavoro.
L’interprete di conferenza ha (letteralmente) scritto la storia
Nel corso degli incontri diplomatici che hanno ridisegnato la mappa politica del mondo gli interpreti hanno giocato un ruolo fondamentale, consentendo ai capi politici e militari del mondo di interagire tra loro per raggiungere accordi di vario tipo. Nell’Ottocento la lingua diplomatica per eccellenza era il francese, ma con l’andar del tempo la lingua francese ha perso il suo primato a favore dell’inglese.
Quando quello di interprete di conferenza non era ancora una professione riconosciuta (e tutelata) venivano chiamati a svolgere questo delicatissimo ruolo principalmente veterani militari, che erano stati per anni in contatto con la cultura e con la lingua di un Paese diverso dal proprio.
Fino al processo di Norimberga, nel corso di tutti gli incontri diplomatici internazionali, si procedeva alla traduzione consecutiva: l’oratore parlava per un certo lasso di tempo, quindi dopo aver preso appunti, l’interprete procedeva alla traduzione per il suo uditorio. A volte un interprete era chiamato a tradurre in più lingue, delle quali naturalmente una sola era la sua lingua madre: si trattava di un impegno mentale impossibile da sostenere, tanto che negli anni sono stati fissati dei turni di lavoro per ogni singolo interprete, che allo scadere del suo turno viene sostituito da un collega. La traduzione consecutiva dal vivo viene ancora ampiamente utilizzata per conferenze tra un numero ridotto di persone oppure nel corso di trattative (diplomatiche, commerciali eccetera) tra due soli interlocutori.
In occasione del processo di Norimberga venne messa a punto la prima cabina per la traduzione simultanea: questo consentì a una squadra di interpreti di tradurre per gli uditori della propria lingua madre attraverso un sistema di microfoni e cuffie. Ancora oggi il sistema, con qualche perfezionamento tecnico, è rimasto essenzialmente immutato.
Formazione tecnica e talento innato
In linea generale un interprete possiede almeno una laurea in lingue e ha frequentato master e corsi di specializzazione in interpretariato per acquisire la tecnica necessaria a svolgere il suo lavoro. Come già accennato, però, un interprete di conferenza dovrà possedere diverse abilità oltre a quella di saper tradurre all’impronta da una lingua straniera alla propria lingua madre. Dovrà essere in grado, ad esempio, di non farsi prendere dal panico nel momento in cui l’oratore utilizzerà termini che non è in grado di tradurre oppure espressioni idiomatiche di cui non esiste una traduzione letteraria nella lingua d’arrivo.