Come si fa a stabilire quando una parola può essere definita “bella”? In realtà non esiste affatto un metro di giudizio oggettivo, ma di una sorta di “sentire comune” che indica la capacità di alcune parole (presenti solo in alcune lingue e non in altre) di indicare con estrema precisione o con un suono suggestivo dei concetti che non sono affatto banali.
Le parole giapponesi più belle
La cultura giapponese è così profondamente lontana dalla nostra da contenere concetti e idee a cui noi non penseremmo mai di dare un nome. Proprio per questo motivo le parole giapponesi hanno sul parlante italiano un fascino particolarissimo e irresistibile, che parla di riflessività, consapevolezza, serenità e filosofia.
Komorebi: i giapponesi hanno ritenuto assolutamente necessaria una parola che indichi il filtrare dei raggi del sole attraverso la chioma degli alberi.
Yugen: una parola dal significato così sottile e multiforme da risultare completamente intraducibile, soprattutto perché il suo significato può variare moltissimo in base al contesto. Indica la bellezza nascosta dell’Universo, quel senso di mistero che ci pervade davanti alla perfezione del cosmo. In arte e in letteratura indica ciò che non si può comprendere fino in fondo e talvolta è traducibile con il termine “simbolismo”.
Shoganai: andare avanti accettando le cose che avvengono al di fuori del nostro controllo, senza lasciarsi abbattere dalle avversità della vita.
Shoshin: l’atteggiamento che muove il mondo, cioè essere pervasi di energia e desiderio di fare qualcosa ma, allo stesso tempo, dal timore di sbagliare e dalla curiosità di apprendere qualcosa di nuovo.
La traduzione è quindi un’attività particolarmente delicata: coniugare sintassi e semantica, mantenere l’armonia senza mutare il significato è un processo che deve essere curato da specialisti del settore come Eurotrad, consulta la pagina dei servizi di traduzione giapponese italiano per saperne di più.
Le più belle parole italiane
La lingua italiana possiede parole che non si utilizzano più e che, invece, dovrebbero essere riprese seriamente in considerazione per la loro piacevolezza sonora, che si indica tecnicamente con la parola eufonìa (altro vocabolo bellissimo che dovrebbe essere usato di più).
Una curiosità: secondo Fabrizio De André la banalissima parola nuvola è uno dei diamanti della lingua italiana, cara soprattutto a poeti e cantautori. Il motivo è semplice: si tratta di una delle rare parole sdrucciole della nostra lingua (cioè con l’accento posto sulla terzultima sillaba) ed è inoltre dotata di un suono dolcissimo.
Girandolare: girare qua e là senza un fine determinato, girellare, aggirarsi.
Soqquadro: è una parola che conoscono tutti gli scolari italiani perché è l’unica che possiede due q. Indica una gran confusione.
Precipitevolissimevolmente: avverbio esagerato che sembra uno scioglilingua e che indica qualcosa fatto con la massima fretta.
Zuzzurellone: l’ultima parola italiana del vocabolario, quella con più z in assoluto. Significa giovanotto spensierato che passa la vita a scherzare.
Una parola… orrenda
Concludiamo questa breve lista delle parole più belle del mondo con un termine dell’antica lingua urone, parlata dei nativi americani. Si tratta di un vocabolo che assomiglia moltissimo all’aggettivo italiano “orrendo” ma che, invece, custodisce un significato assolutamente bellissimo.
Orenda, per i nativi americani delle tribù irochesi, è la capacità della volontà umana di cambiare il mondo. È la caratteristica che, negli arcani maggiori dei tarocchi, viene attribuita all’arcano numero 1, il Mago. Nonostante il fatto che sia un concetto così potente in ogni cultura mondiale, spesso per indicare questa capacità si utilizzano espressioni o circonlocuzioni e non una sola parola.